Mobilità sostenibile: AutoDevKit per formare gli ingegneri “embedded” del futuro

«Mettere a disposizione di tutti la tecnologia per sviluppare prototipi di dispositivi destinati alla mobilità sostenibile e formare figure professionali con competenze multiple e integrate, in una parola: embedded». È questa la “filosofia” con cui Alessandro Troisi, AutoDevKit Application engineer, e Max Vizzini, Automotive segment director in STMicroelectronics, vogliono promuovere l’ecosistema AutoDevKit nel mondo dell’istruzione. Si tratta di un ambiente di sviluppo orientato alla realizzazione flessibile, veloce e a basso costo di prototipi che impieghino i dispositivi a semiconduttori prodotti da ST per il settore automotive. «Il nostro proposito – spiegano i due – è far provare agli studenti universitari e a quelli delle scuole superiori l’utilizzo di questo tool che dal nostro punto di vista è aperto a qualsiasi approccio, sia da parte di un ingegnere con conoscenze già professionali sia di chi muove i primi passi in quest’ambito».

Un percorso avviato in embrione da qualche tempo, su scala locale, in Sicilia, di recente approdato anche in Piemonte. «Oltre alle università con cui già collaboriamo su tanti fronti, contiamo di coinvolgere sempre più scuole, e abbiamo già richieste specifiche. Crediamo molto nella forza di questo progetto sia perché facilita l’emersione dei talenti sia perché consente la diffusione della tecnologia. Ci piacerebbe farlo diventare a carattere europeo e internazionale, prospettiva a cui stiamo lavorando attivamente», spiegano Troisi e Vizzini.

 

Gli atenei

Un primo atto del percorso educational avviato dal team di AutoDevKit riguarda il mondo accademico. E, in Sicilia, è nato e cresciuto grazie alla consolidata collaborazione tra il sito ST di Catania e l’Università etnea. Quest’anno ha già preso il via il ciclo di incontri realizzati nell’ambito del corso di laurea in Reti per l’Automazione Industriale, diretto dalla professoressa Lucia Lo Bello. Si è cominciato con la presentazione delle opportunità di carriera rappresentate dall’ “embedded automotive” e adesso si procede con l’introduzione dell’AutoDevKit. Si parte con una prima esercitazione pratica su aspetti più semplici, per esempio fare accendere una stringa di led, poi si passerà al pilotaggio di un motore DC a corrente continua e quindi la presentazione del progetto facoltativo AEK Car per gli studenti. A giugno, a fine seminario, una dimostrazione pratica e una “gara” tra i progetti implementati.

«La collaborazione con la professoressa Lo Bello e il suo corso di studi in cui si fanno protocolli di comunicazione – spiegano Troisi e Vizzini – è già avviata da quattro anni, quando siamo stati invitati per la prima volta a tenere un seminario. Da là la nostra presenza si è consolidata: facciamo dell’orientamento post laurea e proponiamo un momento pratico in cui mostriamo le potenzialità di utilizzo del nostro tool e delle nostre board, facciamo scrivere un po’ di codice e accompagniamo, chi vuole, a fare anche un progettino che va oltre le ore di lezione e mette alla prova i ragazzi su problemi specifici, come, ad esempio, fare muovere la macchina da sola». E non mancano risultati di interesse da questa iniziativa. «Soprattutto con le tesi – rivelano Troisi e Vizzini – L’anno scorso alcuni studenti universitari catanesi hanno inventato degli algoritmi di orientamento automatico della macchina e sono venuti da noi per chiedere la tesi. Durante i nostri incontri si instaura un rapporto stretto con l’azienda e quando vengono da noi hanno le idee chiare. Noi apriamo la porta al mondo dell’embedded engineer che in Italia è meno comune rispetto ad altri Paesi, eccetto che in Atenei come Modena o Bologna specializzati nell’automotive: oggi i vari indirizzi di Ingegneria e Informatica tendono a fondersi nella nuova tecnologia e questo è il seme dell’embedded, dell’ingegnere del futuro che ha bisogno anche di quell’approccio un po’ “artigianale” che connette meccanica, elettronica e software. La forma mentis embedded – senso pratico, tecnologia, confronto con mondi diversi dove si fondono tutte le conoscenze acquisite nelle singole materie – è vincente e regala un profilo molto vendibile nel mercato del lavoro. Lo abbiamo constatato nella pratica perché tutti i nostri tesisti hanno trovato subito occupazione».

Le scuole

Quindi, perché non cominciare a infondere questo seme dalle scuole? Il bacino a cui attingere è ampio, magari cominciando da quegli istituti che hanno partecipato alla competizione RoboCup, dove i team studenteschi si misurano con schede Arduino o STM32, ma senza essersi mai affacciate al mondo automotive, ad esempio. Per invogliare gli studenti, a queste scuole è stato distribuito l’AutoDevKit. Attenzione, spiega Max Vizzini, «quando parliamo di automotive intendiamo principalmente la nuova mobilità emergente: sostenibile, dell’ultimo miglio e tutte le tecnologie che incrociano il fermento per lo sviluppo di questo ambito. Non stiamo immaginando che quello che si sviluppa a scuola venga poi utilizzato dai produttori di automobili, ma è un avvio alle professionalità e alle competenze in un panorama molto più ampio».

In quest’ottica sta per prendere il via il ciclo di incontri con il laboratorio di Sistemi dell’Istituto IIS “Fermi-Guttuso di Giarre, nel Catanese. Una scuola conosciuta proprio a RoboCup e aperta da qualche anno a questa nuova interazione con l’azienda. Si è partiti l’8 maggio con un’introduzione a AutoDevKit con annessa esercitazione, quindi ancora pratica sul tool e poi via alla realizzazione del pilotaggio di una stringa di led di un motore DC a corrente continua, tutto con board AutoDevKit, nell’ultima sessione prevista per il 24 maggio. 

«Siamo partiti quasi per gioco – racconta Troisi – perché volevamo verificare se anche gli studenti medi potessero accedere con facilità alla piattaforma e siamo arrivati al terzo anno di collaborazione con questo istituto. Adesso gli stessi studenti ci chiedono di partecipare. E le richieste di attivare cicli di incontri provengono da diverse scuole. L’ultima dall’Itet “Rapisardi – Da Vinci” di Caltanissetta, ad esempio. Ma ci stanno contattando anche da altre regioni d’Italia».

L'hackathon

 

A Torino il team di AutoDevKit ha alzato l’asticella. La “sfida” è mettere a confronto studenti medi, universitari e anche piccole e medie imprese. Tutti a lavorare sulla piattaforma di prototipazione automotive creata da ST. L’occasione è stata l’evento Mobility conference organizzato all’Unione Industriale di Torino lo scorso 9 aprile, nell’ambito del Progetto Mitogeno, lanciato dalla stessa Unione industriali con Assolombarda e Confindustria Genova con l’obiettivo di guardare alle transizioni ecologica e digitale dal punto di vista dell’ecosistema del Nordovest del Paese.

In quella conferenza la Casa delle Tecnologie emergenti (CTE) di Torino, oltre a coinvolgere l’Università e il Politecnico del capoluogo piemontese, ha invitato a relazionare anche Max Vizzini. Si è così attivato uno spazio di relazioni interessanti tra i vari attori presenti, tra le startup dell’ecosistema di CTE, le imprese associate all’Unione industriali, i docenti e gli studenti degli atenei e degli istituti tecnici della città. Ed è proprio a questi che si rivolge l’hackathon lanciato da STMicroelectronics basato sulla distribuzione e l’utilizzo delle piattaforme AutoDevKit su cui sperimentare nuove soluzioni in ambito mobilità sostenibile, non necessariamente orientata al mercato delle automobili. I risultati saranno presentati in un nuovo evento, sempre a Torino, a ottobre. «In quell’appuntamento – spiega Vizzini – valuteremo i prototipi realizzati e premieremo i migliori. Tra giugno e settembre, faremo dei check point con i team che stanno lavorando. Abbiamo già una ventina di adesioni grazie alla collaborazione attivata con CTE Next e ne attendiamo altre

Visita il sito dedicato all’Hackathon 

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