Non sono più gli “Aperitivi FabLab” come immaginato prima della pandemia, ma sono diventati i “Pomeriggi del FabLab” sulla piattaforma MS Teams. Si tratta dei seminari rivolti ai “makers” che lavorano nei siti italiani di ST ed eventualmente anche ad appassionati esterni all’azienda. Ad averli “inventati” è il team che ha dato vita agli “Opus Lab” di STMicroelectronics, ovvero i FabLab nati in azienda, scomodando la parola latina “opus”, opera: in Italia già due sedi avviate ad Agrate e a Castelletto, un’altra di prossima apertura a Catania.
Di “Pomeriggi del FabLab” ne sono stati già realizzati quattro tra giugno e luglio ed è già partita anche una nuova sessione autunnale. Il primo della nuova tornata, lo scorso 7 ottobre, è stato incentrato sulla birra fai-da-te : Lorenzo Arrigoni, ingegnere elettronico di ST col pallino della birra artigianale, ha fatto vedere ai colleghi come ha fatto la birra in casa controllando automaticamente temperature e fermentazione tramite una scheda Nucleo di ST. Poi, il 14 ottobre, è stata la volta di Luciano Fumagalli, tecnico di laboratorio che ha lavorato in ST, di mostrare alcune tecniche di prototyping per realizzare schede in maniera veloce ed efficace. Alcune sono molto “vecchie” come il “wire wrap” che risale agli anni ’70, fino ad altre tecniche più moderne.
Il prossimo “Pomeriggio del FabLab” è in calendario per il 28 ottobre, quando Marco Marchesi, ingegnere elettronico di ST, approfondirà una delle tecnologie d’avanguardia che si stanno esplorando in ST: si parlerà di “silicio poroso”, materiale che può aprire le porte a molte applicazioni in futuro, un’occasione per spostare in avanti la “visione” dei makers che popolano i siti di ST. Infine, l’ultimo appuntamento in programma per l’11 novembre sarà dedicato al progetto in corso con l’Istituto Statale di Istruzione Superiore Guglielmo Marconi di Tortona: in quell’occasione sarà presentato il progetto “Brain Cycle”, percorso finalizzato a creare un cardiofrequenzimetro “intelligente” collegato alla bicicletta, attento alla salute del ciclista . «Un percorso interessante, durante il quale i ragazzi studiano anche la possibilità di realizzare una startup. », spiega Loris Navoni che ha collaborato alla realizzazione dei due OpusLab di Agrate e Castelletto.
GLI OPUS LAB
«Il nostro obiettivo è fare crescere la community di makers dentro ST – spiega ancora Navoni – dando la possibilità a chiunque di condividere con la comunità ST esperienze da “maker”. Vogliamo anche stimolare i colleghi a non lasciare le idee innovative nel cassetto, ma aiutarli a farle diventare realtà, affrontando insieme le problematiche tecniche». Gli Opus Lab di ST sono nati di recente: quello di Agrate nel 2019, quello di Castelletto nel settembre scorso.
Perché questo fermento? «In azienda – aggiunge Navoni – è sorta l’esigenza di dare ai nostri colleghi gli strumenti per sviluppare la propria creatività in modo da agevolare l’innovazione. L’azienda è pronta a raccogliere queste idee e stimoli e farli propri».
La struttura degli OpusLab così come è stata concepita permette a chiunque abbia idee e voglia implementarle di presentarsi e trovare supporto e strumenti per realizzare il prototipo o la sua idea, avere la possibilità di confrontarsi con altre persone sulle soluzioni e le strumentazioni più idonee.
«Se poi ci sono idee interessanti per l’azienda – aggiunge Navoni – il prototipo fatto in FabLab può innescare un dialogo tra l’inventore e l’azienda stessa. C’è infatti un comitato interno di alto profilo tecnico che valuta se e come proseguire progetti interessanti e poi eventualmente proporre le idee selezionate a una divisione specifica affinchè valutino la possibilità di svilupparle ulteriormente».
I PRIMI RISULTATI
«In questo primo anno di vita dell’OpusLab di Agrate abbiamo ricevuto più di 25 proposte, nonostante il lockdown. Abbiamo rimediato passando alle discussioni in chat, ma è stato un periodo molto proficuo, grandi scambi di idee e creazione di comunità. Tra queste 25 idee ne stiamo esplorando 4 o 5 – conclude Navoni – . Poche di queste idee avranno una concreta evoluzione in azienda. Tutte però contribuiscono ad alimentare quella rete di conoscenze e competenze necessarie allo sviluppo dell’innovazione».
di Gianluca Reale